60 anni di Longo nelle parole di Paola, Giovanni e Osvaldo

È un anno importante: 60 anni fa, infatti, Consiglio e Carla Longo hanno creato una grande azienda a conduzione familiare. Oggi, insieme alla terza generazione, sono Paola, Giovanni e Osvaldo a portarla avanti: tre fratelli che fanno dell’enogastronomia il loro mondo, unendo attitudini e competenze. Ecco cosa ci raccontano per questa importante ricorrenza.

Quest’anno la Longo festeggia i 60 anni, cosa ti ricordi di quando i tuoi genitori hanno iniziato questa lunga avventura? Cosa ti aspettavi?

Paola: Ricordo che sin da bambina trascorrevo le giornate nel negozio di via Viscarda, dove tuttora ci sono gli uffici. I miei giocattoli erano le bottiglie di vino. Mi divertivo ad affiancare la mamma nelle vendite, i miei primi passi da enotecaria li ho mossi in età tenerissima.

Giovanni: Io sono solito dire che quando ero in grembo alla mia mamma ero già nel vino. Ovviamente è una battuta, ma sforzandomi di ricordare qual è stata la prima cosa che ricordo della mia vita è l’osteria di mamma e papà. Crescendo l’osteria era diventata il mio e di Osvaldo (11 mesi più giovane di me) parco giochi, ci divertivamo a esporre i fiaschi e non dico che fossero più alti di noi ma quasi, poi incominciavo a riconoscere gli avventori. Poi la prima grande evoluzione di papà Consiglio la realizzazione di una cantina con una linea di imbottigliamento al piano terra. Ed ero ancora un bambino di 7-8 anni. Non mi aspettavo niente, solo che vedevo i miei genitori lavorare, lavorare e ancora lavorare, in umiltà.

Osvaldo: Il ricordo di una bottega sempre affollata da operai che venivano a bere un bicchiere a fine giornata, cacciatori di rientro dalla battuta di caccia, casalinghe per un fiasco di vino per casa, bambini a piedi scalzi per le caramelle. La via Cavour è la perfetta scenografia e testimonianza di quanto magistralmente rappresentato dalla compagnia dei LEGNANESI. In merito alle aspettative non ne avevo perché ero troppo piccolo. Però da bambino mi piaceva molto lavorare con mio padre e appena sono cresciuto ho capito che il vino sarebbe stato senz’altro il mio futuro.

Negli anni la Longo è diventata un’azienda importante e riconosciuta: come è cambiata e qual è il tuo desiderio per il futuro? 

Paola: Si è trasformata gradatamente. Il primo grande passo è avvenuto puntando tutto sul vino di qualità all’inizio degli anni ottanta, in concomitanza dell’apertura dell’enoteca, per poi approcciare il mercato delle aziende proponendo il vino come dono. Oggi questo è diventato il core business della Longo e per questo ci è anche stato riconosciuto il prestigioso Oscar del Vino nel 2014.

Giovanni: Dall’osteria (1961-72) è ovviamente cambiata totalmente. Papà aveva il grande sogno che i suoi figli continuassero quello che lui e mamma Carla avevano iniziato. La svolta è stata nel 1983, quando papà ha acconsentito con piacere a realizzare un’idea di Osvaldo: aprire un’enoteca in centro a Legnano. È stata la svolta: da imbottigliatori di vino a rivenditori di vini di alto prestigio. Il mio desiderio per il futuro: prima di ogni cosa la salute, avere la voglia di cambiare, di non aver paura di affrontare i cambiamenti che la società sta vivendo. Per ultimo che le mie nipoti e mio figlio proseguano, o stravolgano l’azienda, ma sempre in armonia tra loro e rispettando i collaboratori.

Osvaldo: È un progetto che ha preso forma strada facendo, modificando la rotta grazie alla sensibilità di ascoltare (e anticipare) i cambi d’abitudine del consumatore. Alzare la qualità della proposta in un’epoca in cui i consumi pro capite del vino, per via del cambio di abitudini alimentari, iniziavano a diminuire. Per il futuro il desiderio è che la terza generazione continui a lavorare divertendosi e sappia essere contemporanea in un’epoca in cui tutto si modifica a velocità della luce.

Mi racconti un aneddoto significativo o divertente su questi anni in azienda?

Paola: Ricordo un anno, subito dopo Natale, un medico della città venne in enoteca supplicandomi di cambiargli le numerose bottiglie di Whisky (non gradite) ricevute in occasione delle festività. Questo episodio mi fece capire che avrei dovuto censire i gusti dei medici della città per evitar loro di ricevere regali indesiderati e andare incontro al cliente per indirizzarli al meglio.

Giovanni: Ce ne sono molti. Di certo non dimenticherò mai i volti sorpresi, increduli, felici per noi, delle oltre tremila persone che sono intervenute alla festa organizzata per l’inaugurazione del primo grande magazzino. È stato un evento veramente grandioso dove l’arte, il gioco, la musica, la moda, la realizzazione di una forma di Parmigiano Reggiano… facevano da contorno ai veri protagonisti: le specialità gastronomiche ed eccellenti vini. E in questa grande festa che avviene una sorpresa per papà. Era venuto a trovarci un grande imbottigliatore del veneto, ormai ottantenne, che riforniva papà di vini per l’appunto veneti dai primi anni di attività fino a metà degli anni Settanta. Erano quindi 25 anni che non si vedevano. Papà quando l’ha visto piangeva dalla contentezza di rivederlo e di aver modo di mostragli cosa avevano realizzato i suoi figli, i sinceri complimenti di quest’uomo che ho sentito anch’io sono stati: “Consiglio se penso a dove ti ho lasciato e a cosa vedo oggi, sono incredulo. Bravo tu, Carla e anche quei bambini che oggi sono uomini”. Per papà quella era l’equivalente di una benedizione papale, la commozione la faceva da padrona.

Osvaldo: Spesso i clienti che entrano in enoteca non sanno che siamo la più grossa società italiana nel settore del “regalo enogastronomico”. Sviluppiamo numeri importanti tipo 350.000 confezioni regalo all’anno, con una logistica complessa che coordina decine di migliaia di spedizioni in tutto il mondo. Oggi il nostro centro ci confezionamento alla periferia di Legnano è dotato di decine muletti e transpallet ma quando eravamo agli inizi avevamo un solo transpallet. Ne occorrevano degli altri ma dovevamo essere prudenti con gli investimenti. Una volta un lavoratore (che non lavora più con noi ma col quale abbiamo mantenuto un forte rapporto di amicizia) esausto dal dover contendere il transpallet con gli altri colleghi, scherzando ha detto: “comprate un secondo transpallet, lo pago Io”. Lo abbiamo comprato (pagandolo noi ovviamente) ma facendogli credere che era un cadeau che faceva a noi e ponendogli sopra una targa col suo nome, data e dedica di ringraziamento.

Quanto sono importanti la squadra, la famiglia, il team nel successo della vostra azienda e qual è il segreto per mantenerle unite?

Paola: Il segreto è quello di non sentirsi mai arrivati, ma di mantenere viva la voglia di imparare ogni giorno.

Giovanni: La risposta è semplice: TUTTO! È facile rispondere anche alla seconda parte della domanda, ma è molto difficile metterla in pratica. L’unità della famiglia è fondamentale, se manca quella crolla tutto il castello. Molto importante è la suddivisione e il rispetto dei ruoli tra fratelli, senza invasioni di campo. Un grande rispetto per chi lavora con noi (non da noi), abbiamo collaboratori che sono con noi da trentasei, venticinque, ventidue anni… siamo cresciuti con loro non solo professionalmente, ma anche per gli anni trascorsi assieme. Da ragazzi che eravamo siamo diventati uomini, donne, papà mamma, nonni, è il segno che queste persone stanno bene in Azienda che giustamente la considerano anche loro. Poi ci sono i giovani, ma quando entrano nel mondo del lavoro e trovano un clima sereno si plagiano positivamente con i colleghi più anziani ed è quello che sta avvenendo. Anche con gli stagionali, a Natale ne assumiamo veramente tanti, il mio primo desiderio è che qualunque età abbiano, sesso, Paese di provenienza… possano avere un ricordo positivo del passaggio alla Longo, e capita di incontrare gente che ti dice: “Lei non si ricorda di me, io  ho lavorato alla Longo un Natale di tanti anni fa e lo ricordo ancora con piacere” e spesso sono medici, ingegneri, notai o anche operai e casalinghe, non ho mai fatto distinzioni di ceti e classi. Con questo spirito è entrata anche la terza generazione, ormai sono già tre i Longo che lavorano in azienda, e mi sembra di vedere in loro le capacità e l’umiltà che ci hanno contraddistinto.

Osvaldo: Sono determinanti! La ripartizione dei ruoli, il rispetto di tutti, anche di chi svolgi mansioni più semplici e soprattutto il buon senso sono gli ingredienti vincenti per ottenere questo risultato.